venerdì 11 maggio 2012

Niente canone RAI per chi guarda la TV su PC o cellulare



                                                           
Il ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, ha ribadito che i personal computer, fissi o portatili, i tablet e gli smartphone, anche in presenza di connessione a Internet non sono soggetti al pagamento del canone RAI. La normativa vigente è applicabile solo alla radiodiffusione.
I possessori di PC, notebook, tablet e smartphone non sono tenuti a pagare il canone RAI. La parola definitiva sull'argomento è giunta per bocca del ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, che ieri ha risposto alla Camera a una specifica interrogazione di Massimo Bitonci (Lega).
"In linea generale i personal computer, fissi o portatili, i tablet (come gli iPad) e gli smartphone, cioè gli strumenti suscettibili, di per sé, di connessione alla rete internet", come ha spiegato il ministro, non possono rientrare sotto l'ombrello del canone speciale RAI poiché "la normativa porta a riferire il pagamento del canone solo al servizio di radiodiffusione".
"Pertanto, non è possibile includere altre forme di distribuzione del segnale audio video (per esempio Web Radio, Web Tv) che sono basate, come dicono i tecnici, su portanti fisici diversi".
La questione in verità era esplosa a febbraio, quando la RAI - interpretando in maniera curiosa il Regio Decreto Legge 246/1938 e il Decreto Legislativo Luogotenziale 458/1944 - aveva iniziato a spedire a studi professionali, piccole imprese, negozianti, veterinari, laboratori medici e farmacie i bollettini per il canone RAI speciale (esercizi pubblici, locali aperti al pubblico o comunque fuori dell'ambito familiare) presupponendo la disponibilità di almeno un PC. Una sorta di estremo rimedio all'evasione che ormai supera i 600 milioni di euro all'anno.
La "sollevazione popolare" aveva poi convinto la RAI a compiere un mezzo passo indietro stabilendo l'obbligo solo per le imprese, società ed enti che utilizzano i computer come televisori (digital signage). "Ciò quindi limita il campo di applicazione del tributo ad una utilizzazione molto specifica del computer rispetto a quanto previsto in altri Paesi europei per i loro broadcaster (BBC…) che nella richiesta del canone hanno inserito tra gli apparecchi atti o adattabili alla ricezione radiotelevisiva, oltre alla televisione, il possesso dei computer collegati alla Rete, i tablet e gli smartphone", si leggeva nel comunicato ufficiale del 21 febbraio.
Ecco, a questo punto rimane il nodo del concetto di radiodiffusione e quello di "digital signage", ma è evidente che con la recente presa di posizione di Passera il capitolo sia praticamente chiuso.
"Innanzitutto va chiarito che i PC non sono stati concepiti per la ricezione di trasmissioni radiotelevisive, ma per innovare l'organizzazione del lavoro e la comunicazione. Il fatto che possano ricevere segnali televisivi lo si deve al processo evolutivo del mondo digitale, di cui lo stesso settore radio tv ha fortemente beneficiato per il suo sviluppo", ha sottolineato il presidente di Confindustria Digitale Stefano Parisi.
"Consideriamo la visione miope e arretrata che affiora da parte di un importante ente pubblico tecnologico come la RAI, un segnale molto negativo e chiediamo che quest'iniziativa, in netta contraddizione con la politica del governo avviata con il DL semplificazioni che punta all'attuazione dell'agenda digitale in Italia, venga bloccata".