Il canone Rai può diventare una tassa. Governo e Viale Mazzini, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, stanno seriamente pensando di compiere un blitz: trasformare l'abbonamento alla tv di Stato in un prelievo da effettuarsi in sede di dichiarazione dei redditi. Né più né meno di quanto succede oggi con tante altre voci, come rifiuti o altri servizi pubblici.
In termine tecnico si chiama «fiscalità generale» ed è l'operazione che si effettua quando un costo per lo Stato viene fatto pagare all'universo dei contribuenti. In concreto si tratterebbe di trasformare il canone, che oggi è evaso per quasi mezzo miliardo di euro dagli italiani, in un balzello da cui non si può sfuggire. Un po' come accaduto in Grecia, dove il governo a un passo dal default inserì nella bolletta elettrica l'imposta sugli immobili, scatenando peraltro l'ira di tutti gli utenti.
Un'idea del genere venne anche al governo Berlusconi quando i già deficitari conti della Rai fecero ipotizzare al Ministero dell'Economia di inserire il canone nelle bollette dell'Enel e degli altri gestori elettrici: in quel caso, soprattutto per la durissima opposizione degli uomini di Fulvio Conti, non se ne fece più nulla.
Ma stavolta il caso è diverso. I conti della tv pubblica vanno male e, per stessa ammissione degli attuali vertici, Viale Mazzini potrebbe chiudere il bilancio 2012 con una perdita di 200 milioni di euro che potrebbe mettere a rischio il pagamento delle tredicesime. Uno spettro che tutti, dal presidente Anna Maria Tarantola al direttore generale Luigi Gubitosi, vogliono assolutamente evitare.
Così è partita la campagna per cercare di ridurre i costi (si veda MF-Milano Finanza del 7 novembre), ma è evidente che a gennaio, quando verrà presentato il piano del dg, fatto di lacrime e sangue per gli appalti esterni che verranno letteralmente falcidiati, servirà tirare fuori subito un coniglio dal cilindro. E questo potrebbe essere proprio la trasformazione del canone (che peraltro si paga a gennaio) in una tassa da inserire nella dichiarazione dei redditi Irpef.
Sul punto non si conosce ancora l'opinione del premier Mario Monti né del ministro dell'Economia Vittorio Grilli, ma ci sarebbe l'assenso sulla sua praticabilità dell'Agenzia delle Entrate. Tra l'altro qualcuno pensa anche di ridurre l'importo dell'abbonamento Rai, attualmente fissato a 112 euro, magari portandolo sotto quota 100. Un livello pari all'abbonamento per i pacchetti completi mensili di Sky. In alternativa, se il progetto non passerà, c'è invece la possibilità di aumentare il canone, con il rischio che il tasso di evasione, attualmente al 45% per le famiglie (con punte sopra l'80% nel Sud) si impenni ancora di più, rendendo pressoché impossibile il recupero.