mercoledì 8 agosto 2012



Dopo un viaggio lungo 8 mesi il più avanzato rover della Nasa ha toccato il suolo del Pianeta Rosso, dove per due anni invierà alla Terra una quantità enorme di informazioni sull'evoluzione del pianeta cercando ri rispondere alla domanda: "C'è (o c'è stata) vita su Marte?"

Indubbiamente la notizia del giorno è che Curiosity è arrivata su Marte. Alla Nasa si festeggia, l'account Twitter del rover ci aggiorna in prima persona - e ci ha tenuto incollati al computer con le le prime immagini scattate dopo l'atterraggio - e siamo tutti emozionati. Ma, a parte i Mars-addicted, quanti sanno perché l'abbiamo mandata lassù e soprattutto con quali tecnologie ci stupirà nei prossimi due anni?

Insomma, una volta per tutte meglio fissarcelo bene in testa, siccome pare che ne sentiremo parlare un bel po'. Partiamo dai fondamentali: la missione di Curiosity è spedire sulla Terra indizi che provino l’esistenza di forme di vita elementari su Marte, sia passate che presenti. E per farlo, ecco gli strumenti che il rover ha in dotazione.

Cominciamo con MastCam, l’occhio del rover, che verrà acceso mercoledì. Le due telecamere che formano il sistema permetteranno non solo di osservare dall’alto, e a colori, la superficie marziana (visto che svettano sopra l’ albero maestro di Curiosity) ,ma aiuteranno anche i ricercatori impegnati nella missione a pilotare il rover. Si trova invece nella parte bassa il Mars Hand Lens Imager (Mahli), una sorta di lente di ingrandimento grazie alla quale è possibile zoommare sulle caratteristiche del suolo marziano, fotografando e acquisendo informazioni su tratti di terreno spessi appena 12,5 micrometri. Durante la fase di avvicinamento a Marte inoltre, a partire da circa tre chilometri di altezza dal suolo, verrà accesa la Mars Descent Imager (Mardi), la telecamera che registrerà un video a 5 fotogrammi al secondo della discesa sul pianeta rosso, immortalando le caratteristiche geologiche del sito di atterraggio.

Ma immagini e video a parte, è il Sample Analysis at Mars (Sam) il fulcro centrale del rover. Uno spettrometro di massa, un gascromatografo e uno spettrometro laser con cui analizzare i campioni prelevati dal suolo (e negli strati sottostanti alle rocce) marziano, alla ricerca degli elementi distintivi della vita (terrena): idrogeno, ossigeno, carbonio e azoto. A far compagnia a Sam, nella zona posteriore del rover, c’è CheMin (Chemistry and Mineralogy). Questo strumento servirà per studiare la composizione mineraria di Marte, e lo farà analizzando gli spettri di diffrazione prodotti da un raggio X attraverso i campioni prelevati dal braccio robotico di Curiosity. Con una logica simile lavora l’Alpha Particle X-Ray Spectrometer (Apxs), che aiuterà il Sam nell’identificazione degli elementi sparando raggi X e atomi di elio sulle rocce marziane, causando l’espulsione degli elettroni dalle loro orbite contemporaneamente all’emissione di raggi X (le cui energie associate forniscono preziosi indizi degli elementi da cui provengono). Per i campioni fuori dalla portata del braccio robotico, e per guidare il percorso del rover, c’è la Chemistry and Camera (ChemCam). Montato sulla testa della MastCam, questo speciale strumento indirizza un fascio laser a distanza sulle rocce marziane, e degli spettrografi collegati al sistema permetteranno di analizzare la luce emessa dalle rocce vaporizzate dal raggio luminoso.

Per capire invece se Marte ospiti o meno acqua nel sottosuolo, il Dynamic Albedo of Neutrons (Dan) sparerà a terra fasci di neutroni e misurerà la velocità con cui questi vengono riflessi. La presenza di acqua, e quindi di idrogeno, è infatti rivelabile da una diminuzione della velocità con cui le particelle rimbalzano indietro.

Il Radiation Assessment Detector (Rad) si trova sul dorso di Curiosity. È forse lo strumento che più di tutti potrà aiutare a capire quanto sia possibile mandare su Marte una missione equipaggiata. RAD infatti servirà a capire la quota di radiazioni ad alta energia (come protoni o raggi gamma) cui è sottoposta la superficie marziana, e quindi a cui sarebbe esposta un’ipotetica spedizione umana. Sul rover, poi, non poteva mancare una stazione meteorologia (Rover Environmental Monitoring Station, o Rems) per misurare temperature, umidità, pressione atmosferica e venti.

Infine c’è il MSL Entry, Descent and Landing Instrumentation (Medli), non propriamente uno strumento a bordo. Si trova infatti nello scudo termico a protezione della missione durante la sua discesa su Marte, e misurando temperatura e pressione nei cieli marziani servirà per migliorare le caratteristiche tecniche delle sonde del futuro.