sabato 2 febbraio 2013

Mediaset, Berlusconi sul conflitto d’interesse: Russi e arabi interessati

Intanto pare che i figli del Cavaliere si stiano opponendo al blind trust a cui sta lavorando un advisor di New York.

Prosegue il lavoro sul perfezionamento del brind trust, che dovrebbe risolvere una volta per tutte il conflitto d’interesse di Silvio Berlusconi. L’asso nella manica del Cavaliere contro un’opposizione che da anni usa Mediaset come argomento di punta dei propri programmi politici, per poi dimenticarsene una volta che la campagna elettorale è terminata. Ma pare che a ostacolare i progetti di Berlusconi ci siano i figli che non condividerebbero la volontà di cedere una parte, sebbene di minoranza, delle azioni della società di famiglia. La mossa è al vaglio dei vertici del gruppo di Cologno Monzese da mesi, ormai, e questa volta Berlusconi non si fermerà. Almeno così dice.

In termini pratici, il Cavaliere conferirebbe la propria cassaforte (il suo patrimonio ammonta per intero a 4 miliardi di euro), attraverso la quale detiene indirettamente la partecipazione del 40% di Mediaset (tramite Fininvest, partecipata da Berlusconi e dai cinque figli), a un consiglio direttivo, che la gestirebbe in piena autonomia. Contestualmente, gli advisor di New York ai quali s’è affidato starebbero cercando un socio di minoranza interessato a entrare in Mediaset, con l'obiettivo di far quadrare i conti del Biscione.

Ma chi potrebbe essere?

La compagnia dall'inizio del mese di dicembre è stato il miglior titolo tra i broadcaster in termini di performance, guadagnando il 45% e, da novembre a oggi, ha generato un incremento del capitale di 1 miliardo, passato a 2,4 miliardi di euro. Il rimbalzo a Piazza Affari arriva, paradossalmente, proprio quando il gruppo si prepara ad annunciare una grossa perdita (secondo Mediobanca, 35 milioni di euro nel 2012). Ma gli analisti puntano appunto sulla revisione della ‘strategia patrimoniale’ dopo le elezioni di febbraio.

Il 17 gennaio, le azioni hanno fatto il botto: +9% in un solo giorno a Piazza Affari, grazie anche alla promozione del titolo da parte di alcuni broker (Mediaset vola in Borsa. Credit Suisse: ‘La crisi della pubblicità sta per finire’).

In queste settimane, il 12% del capitale è già passato di mano, a seguito delle operazioni di alcuni hedge fund (Highbridge, Marshall Wace, AQR Capital…).

Potrebbero essere loro gli interessati a questa quota di minoranza? Forse sì, mentre si continua a speculare sullo storico interesse d’investitori russi e arabi, con cui Berlusconi avrebbe coltivato relazioni.

Per Exane Bnp Paribas, che a inizio settimana ha pubblicato un report su Mediaset per spiegare l’andamento del titolo, le ragioni non sarebbero legate alla società.

In primo luogo il gruppo ha beneficiato del miglioramento del clima di fiducia nell'Europa meridionale dalla metà del 2012, dovuto principalmente a una contrazione del rendimento decennale Bond/Bund. L'andamento del titolo era inizialmente in ritardo rispetto al rally dello spread, per poi recuperare. Quando Mediaset ha poi toccato quota 2 euro le vendite allo scoperto, diminuite notevolmente in precedenza, sono aumentate significativamente.

Inoltre, secondo Exane Bnp Paribas, il ritorno in politica di Silvio Berlusconi potrebbe essere visto positivamente per le azioni nel breve termine. Una vittoria di Mario Monti o Pierluigi Bersani, ha sottolineato, “sarebbe un catalizzatore positivo sul sentiment sull'Italia”, mentre una vittoria del Cavaliere “potrebbe far diminuire alcune delle minacce che gravano sul futuro di Mediaset”.