mercoledì 3 ottobre 2012

EuroNews festeggia i 20 anni



Parla così l'ex presidente della Rai, Paolo Garimberti, ora presidente del canale tematico all-news europeo diffuso in 11 lingue (inglese, francese, tedesco, italiano, spagnolo, portoghese, russo, arabo, turco, ucraino e farsi) intervenendo oggi, in collegamento da Lione, alla conferenza stampa che si è tenuta nella sede della Rai (seconda azionista di Euronews dopo France Televisions). Un collegamento inedito cui hanno preso parte 21 Paesi e circa 800 persone anch'esse collegate in diretta.

Una occasione che il canale multilingue ha creato per raccontare se stesso, le nuove strategie, le partnership, i progetti in corso d'opera, lo status occupazionale fra permanenti e nuovi collaboratori.

A 'narrare' il tutto con entusiasmo il Ceo Michael Peters da Lione che, in premessa, ha rimarcato: «Euronews non è un rete televisiva. È molto di più. Ed il mio non è un parlare pretenzioso perchè questa non è una scelta. È piuttosto una necessità», a fronte del «moltiplicarsi delle fonti di informazione che ci obbliga a reinventare il modello» e a passare da un «marketing dell'offerta (narrowcasting) ad un marketing della domanda (consumo i media dove, come e quando voglio)» che si deve tradurre in «buon contenuto al momento giusto e nel modo giusto».

«Con 10 mln di persone che consumano il nostro marchio nel mondo ogni giorno - ha evidenziato - siamo i primi in Europa a livello di audience rispetto a Cnn e Bbc; 800 sono, invece, le persone che lavorano in Euronews e 400 i giornalisti permanenti provenienti da tutto il mondo; mentre 100 sono i nuovi posti di lavoro che saranno creati entro la fine dell'anno nelle sedi di Atene, Budapest e Lione».

Peters, poi, prima di entrare nel dettaglio dei bisogni cui Euronews si prefigge sempre di rispondere, ha annunciato con orgoglio: «Oggi lanciamo Euronews radio sia sul sito che come App. Per il momento nelle 6 lingue europee, poi in tutte e undici». Euronews, forte delle quote di mercato conquistate, procede nel suo cammino con la volontà di fare sempre meglio. Come ? Rispondendo a bisogni che, come ha spiegato Peters, «sono in realtà di ogni essere umano: il primo è l'identità che significa come essere rilevanti ed unici in un'industria dei media che è in continua evoluzione. Identità - ha detto - sono i valori editoriali. Da noi tutto è internazionale (clienti, giornalisti, azionisti) e questo fa sì che l'indipendenza sia non tanto un valore, quanto una realtà. In un mondo in cui i nostri concorrenti sono Cnn e Bbc, Euronews è l'unico servizio pubblico al mondo che ha 21 azionisti e quindi non appartiene a nessuno».

Euronews, inoltre, sta crescendo così tanto che ora è in costruzione a Lione dove già si trova la sede attuale, un nuovo centro di 10 mila metri quadri, che sarà pronto all'inizio del 2014 «Il secondo bisogno è la comprensione che vuol dire ampliarsi verso altri mercati. Rispetto a questo la nostra strategia è diventare una rete glocale di informazione con un'agenda globale ma anche sviluppando di elementi di prossimità, come il parlare nelle diverse lingue. Siamo gli unici che possono farlo senza spendere milioni di euro, distinguendo tra Euronews Europa ed Euronews Mondo. Il primo progetto a questo proposito è Euronews Grecia con giornalisti nella sede di Atene che producono in greco. Il secondo è Euronews Ungheria con giornalisti a Budapest che producono in ungherese. Il terzo è ancora in fieri e ne stiamo discutendo con la tv nazionale rumena per poi poter lanciare Euronews Romania. Abbiamo anche aperto 3 nuovi uffici a Washington, Dubai e Istanbul e dal 2013 consentiremo ai grandi leader di potersi esprimere in diretta più o meno una volta al mese in partnership con Youtube e Google, nel solco di quello che abbiamo già fatto con Barroso«. E in corso ci sono altre partnership, fra cui quella con Repubblica. Ma non è finita. C'è anche Euronews Network (per far usufruire tutti i membri delle immagini) cui hanno aderito le reti nazionali di Azerbaigian, Mongolia e Bosnia Erzegovina».

La Germania invece si fa ancora desiderare: «Approfittiamo di questa occasione per chiedere alla Germania 'Ci vuoi sposare?», ha dichiarato Peters in diretta facendo presente che una buona occasione potrebbe essere quella dei 50 anni del trattato franco-tedesco.