Una vera rivoluzione copernicana: lo spessore del pannello è di pochi
millimetri, il retro è in fibra di carbonio. I suoi LED organici non
hanno bisogno di essere retroilluminati. Ogni pixel si accende e si
spegne in modo indipendente, rendendo possibile quella che si credeva
un’utopia: il nero assoluto. Ne conseguono un contrasto eccezionale e
colori brillanti, nessuna scia e una luminosità costante lungo tutto lo schermo. In poche parole si vede tutto meglio, anche il più banale dei programmi tv, e se ne accorge persino tua suocera.
Punti deboli? La risoluzione, che non è 4K ma quella di un normale (si fa per dire) Full HD a un prezzo da 4k. Il 3D
è di tipo passivo, con i pregi e i difetti che ne derivano: la
luminosità è alta, ma la definizione verticale ne esce dimezzata. Il
design è da premio
e i tecnici giurano che il design curvo non è solo un vezzo, ma
migliora realmente la qualità della visione: il centro e i lati dello schermo sono sempre alla stessa distanza dagli occhi e quindi a prova di distorsioni.
WIRED: Qualità d’immagine senza compromessi; alta efficienza energetica; nero che più nero non si può.
TIRED: La durata degli oled è ancora un’incognita per tutti; risoluzione Full HD.
Ha la certificazione Thx 4K, assegnata a quelle tv Ultra HD che superano
una serie di test sulla qualità. Qualcuno la chiama Ultra HD, altri,
Panasonic, 4K. Comunque sia, viva la resolución, e il suo campione, un
colosso in vetro e metallo da 65 pollici, che alla base misura ben un
metro e mezzo. Dettagli, profondità e brillantezza raggiungono un
livello altissimo e vanno a comporre immagini così realistiche che viene
il dubbio che la realtà stessa non possa essere altrettanto definita.
Quello che rende il Panasonic speciale rispetto agli altri tv 4k sono
gli ingressi hdmi 2.0 e DisplayPort 1.2, necessari per esprimere
l’ultrarisoluzione al massimo del suo potenziale. Ma il difetto più
grande di questo schermo
è che arriva in largo anticipo rispetto ai tempi: i contenuti 4K live e
cinematografici non sono ancora pronti né su smart tv né su disco (e non è chiaro quando lo saranno). Le prestazioni del 3D attivo sono superbe, ma il nero del LED non è paragonabile a quello di un plasma, men che meno di un oled.
lunedì 26 maggio 2014
domenica 11 maggio 2014
Focus - Murdoch studia la Sky Europe con Italia, Inghilterra e Germania
Rupert Murdoch, il magnate dei media passato attraverso lo scandalo delle intercettazioni comprate dai giornalisti di alcune sue testate e che ha da poco divorziato da Wendi Deng, studia un riassetto della sua News Corp che potrebbe toccare gli equilibri di Sky.
Una pay tv europea che ruoterebbe attorno alla BSkyB, di cui Murdoch ha il 39%, cui conferire per 10 miliardi di euro, inclusivi di un premio, il 100% di Sky Italia e il 50% di Sky Deutschland in mano alla sua Fox. Ai 15 milioni di abbonati di BSkyB si unirebbero gli 8,5 milioni tedeschi e italiani per creare un colosso paneuropeo. Il progetto consentirebbe anche di fare ordine nel gruppo. Da una parte un gigante europeo delle reti satellitari, dall'altra l'entertainment, il cavo, le produzioni e gli studi cinematografici, una mossa che piace agli investitori e che è stata anticipata dal Financial Times.
Fonti a conoscenza del progetto rivelano al quotidiano della City che Murdoch starebbe «esplorando» il progetto, ancora in «nelle fasi iniziali di valutazione», della piattaforma unica che potrebbe rivoluzionare gli equilibri dei diritti tv. L'operazione non sarebbe imminente. Altre fonti, sentite dall'agenzia Bloomberg, riferiscono invece che le società sono in contatto da mesi e che l'operazione potrebbe essere annunciata in estate, anche se le parti potrebbero anche non raggiungere un accordo. L'operazione valuterebbe il 50% di Sky Deutschland in tre miliardi di euro, mentre il valore del 100% di Sky Italia sarebbe stimato in cinque miliardi. No comment da Fox, BSKyB e Sky Deutschland.
Il riordino del gruppo fa seguito ai tentativi, fra il 2010 e il 2011, della Fox di Murdoch di prendere il pieno controllo di BSkyB, fallito per l'opposizione politica suscitata dalle accuse secondo cui i giornalisti di alcuni giornali popolari britannici del gruppo avevano ottenuto dalla polizia accesso alle telefonate dei vip.
La stessa Fox, del resto, è il risultato della decisione, lo scorso anno, di separare le attività nell'entertainment dai giornali e dalle altre attività editoriali. Ed è da anni che il management studia l'ipotesi di combinare le attività sul satellite. «Non è un segreto che pensiamo che le emittenti Sky siano forti insieme», ha detto James Murdoch, il più giovane dei figli dell'83enne magnate.
Samsung S5 non piace, il capo del settore design da le sue dimissioni
Fin dalla sua presentazione ufficiale al MWC di Barcellona abbiamo seguito l’evoluzione sul mercato di Samsung Galaxy S5, lo smartphone top level della casa coreana. Tralasciando l’enorme fetta di mercato che spiega il suo favore dalla parte di Cupertino, alcune note dolenti sul prodotto sono arrivate per quanto riguarda il suo design. Arriva oggi la notizia che il responsabile del design mobile Samsung Chang Dong-hoon rassegna le priprie dimissioni.
Sarà forse nella forma mentis orientale “punire se stessi” per aver fallito il proprio incarico, o saranno state delle pressioni dai piani alti a costringere Chang Dong-hoon a lasciare l’azienda, fatto sta che Samsung ha accolto le dimissioni del suo responsabile provvedendo tempestivamente alla sua sostituzione con il VP Lee Min-hyouk, il più giovane dirigente presente in azienda.
Oggetto principali delle critiche, e spesso delle bocciature complete del device, è sicuramente lo chassis in plastica. Benché il materiale di costruzione sia da sempre presente nei device Samsung, nel caso particolare di Galaxy S5 conferisce un aspetto particolarmente economico al device svalutandolo di molto.
In particolare i fori sul retro dello chassis, come riportato dal Wall Street Journal, fanno assomigliare il device ad un cerotto o ad un rullo trasportatore. Tutti commenti non proprio entusiasti.
I prossimi device Samsung, dato il nuovo responsabile, saranno completamente rivoluzionati o manterranno questa linea guida?
sabato 3 maggio 2014
Google continua a testare le sue auto senza pilota nelle strade
Abbiamo visto negli ultimi anni come Google stia continuando ad investire ingenti somme di denaro
nella realizzazione di progetti innovativi per il futuro, che
dovrebbero portare alla creazione di strumenti volti a migliorare e
semplificare la vita delle persone, offrendo strumenti decisamente
interessanti.
Uno di questi progetti, avviato già da alcuni anni, riguarda la produzione di auto made in Mountain View che si guidano da sole, un progetto certamente ambizioso che, tuttavia, continua a fare importanti passi in avanti come dimostra il recente aggiornamento di Google che ha mostrato il funzionamento di queste auto nelle strade trafficate.
Google ha infatti confermato di aver svolto una serie di test su strada che hanno portato queste auto che si guidano da sole nelle strade trafficate delle città, riuscendo a muoversi senza problemi e senza causare alcun tipo di incidente.
Fino ad oggi queste auto hanno percorso circa 700.000 miglia senza il controllo degli esseri umani, e gli sviluppatori continuano a lavorare per migliorare ulteriormente l'esperienza di vita.
Per i futuri sviluppi del progetto, l'obiettivo di Google è quello di migliorare ulteriormente la guida di queste auto tenendo in considerazione ogni variabile data dalla guida in una città trafficata, considerando incidenti, traffico, l'attraversamento da parte dei pedoni e molto altro ancora.
Uno di questi progetti, avviato già da alcuni anni, riguarda la produzione di auto made in Mountain View che si guidano da sole, un progetto certamente ambizioso che, tuttavia, continua a fare importanti passi in avanti come dimostra il recente aggiornamento di Google che ha mostrato il funzionamento di queste auto nelle strade trafficate.
Google ha infatti confermato di aver svolto una serie di test su strada che hanno portato queste auto che si guidano da sole nelle strade trafficate delle città, riuscendo a muoversi senza problemi e senza causare alcun tipo di incidente.
Fino ad oggi queste auto hanno percorso circa 700.000 miglia senza il controllo degli esseri umani, e gli sviluppatori continuano a lavorare per migliorare ulteriormente l'esperienza di vita.
Per i futuri sviluppi del progetto, l'obiettivo di Google è quello di migliorare ulteriormente la guida di queste auto tenendo in considerazione ogni variabile data dalla guida in una città trafficata, considerando incidenti, traffico, l'attraversamento da parte dei pedoni e molto altro ancora.
Ubuntu per Android non sarà più sviluppato da Canonical
Alcuni arrivano, altri se ne vanno. Ubuntu per Android, il progetto per
portare sui dispositivi col robottino verde un desktop completo, è
ufficialmente da considerare morto. Ne dà conferma Canonical, l’azienda
che sviluppa Ubuntu, per la quale il progetto non è più una priorità.
La notizia ha avuto origine grazie ad un bug su Launchpad, dove è presente il sistema di bug tracking di Canonical. Matthew Paul Thomas, dipendente di Canonical, ha scritto che
[Il sito] descrive Ubuntu per Android come “la funzionalità must-have per gli smartphone Android di fascia alta del tardo 2012?. Ubuntu per Android non è più in sviluppo, quindi questa pagina dovrebbe essere rimossa, insieme con [la sezione delle funzionalità].”
La discussione con altri dipendenti di Canonical ha portato ad una conferma dell’abbandono del progetto. D’altronde, per quanto l’idea potesse essere interessante, è sempre stata destinata ad una nicchia di persone. Per di più, la necessità di avere un produttore partner ha di fatto tagliato le gambe a Ubuntu per Android.
Finché, quindi, l’azienda non troverà un partner con cui mettere a frutto lo sviluppo, considererà il progetto in stato di fermo e non lo svilupperà ulteriormente. Una scelta saggia che le permetterà di concentrare maggiori risorse su Ubuntu Touch, che tutti stiamo aspettando con ansia.
La notizia ha avuto origine grazie ad un bug su Launchpad, dove è presente il sistema di bug tracking di Canonical. Matthew Paul Thomas, dipendente di Canonical, ha scritto che
[Il sito] descrive Ubuntu per Android come “la funzionalità must-have per gli smartphone Android di fascia alta del tardo 2012?. Ubuntu per Android non è più in sviluppo, quindi questa pagina dovrebbe essere rimossa, insieme con [la sezione delle funzionalità].”
La discussione con altri dipendenti di Canonical ha portato ad una conferma dell’abbandono del progetto. D’altronde, per quanto l’idea potesse essere interessante, è sempre stata destinata ad una nicchia di persone. Per di più, la necessità di avere un produttore partner ha di fatto tagliato le gambe a Ubuntu per Android.
Finché, quindi, l’azienda non troverà un partner con cui mettere a frutto lo sviluppo, considererà il progetto in stato di fermo e non lo svilupperà ulteriormente. Una scelta saggia che le permetterà di concentrare maggiori risorse su Ubuntu Touch, che tutti stiamo aspettando con ansia.
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